'Lavoratori diventano trafficanti di droga per colpa della crisi'

'Lavoratori diventano trafficanti di droga per colpa della crisi'

 CAGLIARI - "Impresari e lavoratori oppressi dalla crisi: per pagare i debiti accettano di trasportare un carico di droga e, molto spesso, sono quelli che vengono presi". Parla con voce compassionevole don Gateano Galia, salesiano, cappellano del carcere di San Sebastiano a Sassari, circa 140 detenuti contro una capienza massima di 90, e direttore della Caritas. A margine del convegno organizzato alla comunità "La Collina", per la raccolta firme sulle proposte di legge per droga, carceri e torture, il sacerdote che lavora nel penitenziario sassarese racconta l'altra faccia della crisi, quella che sprofonda le persone nella disperazione e avvantaggia la criminalità. "Negli ultimi tempi - ha svelato il sacerdote - mi capita di incontrare impresari, lavoratori, insomma gente come noi che finisce in carcere dopo aver fatto dei viaggi in Spagna per portare in Sardegna la droga, perché schiacciata dai debiti e dalla crisi". Descrivendo la fotografia del penitenziario sassarese, il salesiano ha poi detto di aver trovato - tra i detenuti - un terzo di tossicodipendenti, un terzo di immigrati ed il restante di persone con problemi psichici di forti depressioni e ansie. "San Sebastiano arriva da una brutta storia di torture - ha spiegato Galia, riferendosi ad una vicenda del 2000 di presunti pestaggi su detenuti - ma non basta allargare le celle, creare nuove strutture, serve cambiare l'idea di pena. Non è giusto, come avvenuto di recente ad un ragazzo che ho conosciuto, che una persona dopo otto anni di lavoro, ottenuto un contratto a tempo indeterminato e ricostruita a fatica la propria vita dopo la droga, venga riportato in carcere a causa della legge sulla recidiva. Ha tentato tre volte il suicidio". Dell'emergenza carceraria in Sardegna ha parlato anche don Ettore Cannavera, fondatore della comunità "La Collina" di Serdiana che ha sintetizzato coi numeri l'emergenza carceraria. "Il 70 per cento di chi finisce in cella - assicura Cannavera - diventa poi recidivo. Ma questa percentuale scende al 10 per cento quando si usano misure alternative. La sanzione detentiva, soprattutto per i minori, non può essere più la risposta". (Francesco Pinna) Redattore Sociale

25/03/2013

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