Pensieri sulla casa di domani

Pensieri sulla casa di domani

Una casa sostenibile. 

Sostenibilità può risultare un tema molto generico applicato a cose molto diverse. Nel mondo dell’arredamento il tema della sostenibilità inteso come tracciabilità dei materiali, non uso di collanti chimici potenzialmente inquinanti, processi di lavoro basati su alcuni principi etici, tutto questo non è diventato una prassi o un elemento davvero condiviso. La verità è che la sostenibilità da sola, per come l’abbiamo intesa in passato, forse non basta più. Non basta più riempire un edificio di fotovoltaico, di geotermia, se poi non ci preoccupiamo di rivedere la qualità dell’aria, la quota di CO2 – e quindi il tema è anche quello di aggiungere un’importante quota di alberi – o se non ci preoccupiamo di un altro aspetto che a me sembra molto importante: nelle città dobbiamo trovare spazi di vita anche per le altre specie. Per dirla in breve: la sostenibilità senza una riflessione sulla questione della demineralizzazione, cioè avere delle città con meno minerali e più verdi, e sull’aspetto della biodiversità, non è più sufficiente da sola a dare legittimità al progetto che si occupa dell’utilità sociale. 
 
Casa & natura. 
A me non interessa quasi nulla il verde concepito come fatto ornamentale, il verde per me, come ho cercato di dimostrare con le mie architetture, è un elemento fondamentale capace di migliorare le qualità e le condizioni di vita. Sugli interni stiamo lavorando con Stefano Mancuso che dirige il dipartimento di Neurobiologia vegetale all’Università di Firenze e che lavora da anni sull’intelligenza delle piante, sull’idea di alcuni elementi di arredo che puliscano utilizzando la capacità delle piante di assorbire CO2 e produrre ossigeno per pulire l’inquinamento degli interni. Eliminare l’inquinamento degli interni è una delle grandi sfide dei prossimi anni. In Europa non siamo oggi ancora così consapevoli di questo tema, ma se si guardano con attenzione gli studi fatti sulla qualità dell’aria degli interni ci si rende conto che quasi sempre le condizioni degli spazi interni sono peggiori di quelle degli spazi esterni anche nelle città più inquinate. In Cina questo è un tema molto sentito, su cui stiamo lavorando. 
 
L’effetto onda. 
Sicuramente quello a cui assistiamo a Milano, e anche in molte città italiane, è un effetto “onda”. Dopo aver provato cosa significa rimanere compressi dentro le mura di casa, finalmente abbiamo potuto riconquistare lo spazio pubblico, andando oltre i confini tradizionali, pensiamo, ad esempio, ai déhors che hanno invaso i marciapiedi. Ma anche su questo tema bisognerebbe essere più coraggiosi, ad esempio si dovrebbe pensare alla sostituzione dei parcheggi con spazi pubblici vivibili, con il verde. Bisognerebbe fare uno sforzo nella direzione di un sistema di mobilità molto diverso. Ho provato a ragionare in diverse situazioni su questa visione di una città che funzioni come un arcipelago, come tante isole dotate di autosufficienza rispetto ai servizi al cittadino. Questo permette che al loro interno ci siano soprattutto spazi pedonali ciclabili, con un sistema di mobilità fluida che si accompagna anche a questi grandi sistemi di verde nel segno della biodiversità. La metropoli-arcipelago è secondo me la sfida dei prossimi anni. 
 
Spazi privati e spazi sociali. 
Oggi la domanda di casa porta in piano il tema degli spazi condivisi. A Tirana, dove stiamo costruendo dei complessi abitativi, ci è stata fatta la richiesta di tetti che siano abitabili; abbiamo progettato dei tetti collegati tra loro con dei ponti, creando sistemi di connessione. Il tetto è, inoltre, uno spazio potenzialmente verde, dove puoi anche immaginare di replicare in modo diverso la vita comunemente legata ai cortili; essi diventano una forma di spazio semipubblico o semiprivato, dove i residenti, i condomini, ma anche i loro ospiti, possono collaborare, piantare un orto, creare spazi per bambini, e così via. Per me i tetti sono, in assoluto, uno degli spazi più interessanti; ovviamente tetti verdi, perché devono essere anche ombreggiati. È vero che c’è una domanda generale di avere più balconi; le logge e le terrazze sono oggi sempre più richieste. Nel periodo del lockdown si è ragionato molto sul mettere a punto nelle case delle sorte di verande, cioè degli spazi intermedi tra il pianerottolo e l’apparta- mento privato, destinabili in caso di necessità a stanze protette. Si tratta di idee tutte da sperimentare, che si sono eclissate subito, una volta finita la pressione dell’emergenza. 
 
Il borgo in città. 
Ci sono modelli interessanti per ripensare i modelli abitativi in una città. Ho in mente il quartiere di Figino a Milano, un caso veramente interessante di cui nessuno si interessa. Non se ne parla tanto perché non ha architetture spettacolari: invece Figino, secondo me, è un piccolo modello. Vi si trova una riproposizione del concetto di borgo, ma realizzato con un’architettura contemporanea. Il concetto di comunità è stato tenuto presente fin dall’inizio nella progettazione; hanno messo una biblioteca al centro ed è un luogo molto vivibile, che all’inizio è stato guardato con diffidenza, ma che oggi raccoglie molta soddisfazione da parte di chi ci abita.
23/02/2023

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