Piano carceri, 'no alle pene alternative solo perchè costano meno'

 "Lavoriamo per spostare le persone da un contenitore ad un altro ma non si pensa mai al senso del percorso di reinserimento sociale". Con queste parole Riccardo Gatti, direttore del Dipartimento dipendenze dell'Asl di Milano commenta il piano carceri proposto dal Governo. Quest'idea di puntare sulle pene alternative, sostiene Gatti, funziona solo se esiste un sistema di servizi in grado di reggere all'urto. "Altrimenti non si fa altro che spostare il problema da un luogo ad un altro, senza mai entrare nel merito". Gatti poi ragiona su un vantaggio evidente delle pene alternative rispetto alla detenzione: il costo. "Non vorrei – dichiara - che si pensasse alle pene alternative solo perché la retta dai 30 ai 70 euro di una comunità è più bassa dei costi della detenzione. Qui va ripensato l'intero modello se la cura in comunità diventa l'alternativa al carcere", che per altro già per Costituzione è considerato un luogo rieducativo.

Basteranno i posti dei servizi territoriali ad accogliere i tossicodipendenti che usciranno dalle carceri con i nuovi provvedimenti previsti dal decreto legge che sarà approvato sabato? Forse, dati i numeri contenuti, "ma le comunità e i servizi hanno posti e risorse limitate. E chi entra in comunità deve aderire a un percorso, che deve avere un senso e un significato profondo", commenta Gatti. Prima della norma, quindi, andrebbe toccata l'organizzazione del sistema di recupero di chi delinque e ha problemi di dipendenze. Anche perché sui servizi territoriali, quindi in particolare sulle Asl, ricadano tutte le nuove forme di dipendenze (come quella da gioco d'azzardo, ad esempio) e i detenuti con problemi psichiatrici che usciranno dagli Opg.
Nonostante questo sovraccarico, i finanziamenti a disposizione dei servizi territoriali non cambiano. "Non c'è una buona distribuzione delle risorse – prosegue -. Sono convinto che se fossero messe a disposizione, per ogni detenuto da inserire nei percorsi terapeutici, le stesse risorse giornaliere complessive, attualmente necessarie per mantenerlo in carcere e nel circuito penale, la soluzione al problema della dipendenza si troverebbe". (lb) Redattore Sociale

14/06/2013

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