Cose preziose: speriamo...

Cose preziose: speriamo...

Nel pieno della pandemia, quando i morti erano migliaia e la curva dei positivi cresceva senza tregua, la speranza viva, per consolazione, era di guardare il futuro, con la prospettiva che le cose sarebbero cambiate. I guasti procurati dal Covid sono molto pesanti. L’Istat ha descritto un quadro dettagliato, molto più nero di quanto si potesse immaginare.

Di Vinicio Albanesi


I nati sono diminuiti, i decessi sono cresciuti, le famiglie sono più povere, si sono perduti migliaia di posti di lavoro. Nel 2020 sono stati celebrati meno 97miIa matrimoni, quasi la metà rispetto al 2019 con un calo del 68% per le nozze con rito religioso e del 29% per i matrimoni civili.
I nati della popolazione residente sono stati 404.104, in diminuzione del 3,8% rispetto al 2019 e di quasi il 30% a confronto col 2008. Nel 2020 il totale dei decessi in Italia è stato pari a 746.146, il valore più alto registrato nel nostro Paese dal secondo dopoguerra.

Rispetto alla media 2015-2019 si sono avuti, infatti, 100.526 decessi in più. In totale sono decedute 486.255 persone oltre gli 80 anni (76.708 in più rispetto al quinquennio di riferimento).
A Maggio si sono registrati 735 mila disoccupatiraffronati a prima dell'emergenza. Risultano strutturalmente a rischio la metà delle micro imprese, di cui un quarto tra le piccole (10-9 addetti), soprattutto nel terziario. I consumi sono scesi più nel Nord che nel Centro e nel Mezzogiorno. Nei complesso, la spesa per alimentari e per l'abitazione è rimasta invariata, mentre si sono ridotte molto quelle degli spostamenti e della socialità. Due milioni di famiglie sono in povertà assoluta: è in forte crescita e interessa nel 2020 oltre 2 milioni di famiglie e più di 5,6 milioni di individui.


I numeri sembra noiosi e, alla fine , insignificanti, perché riducono a entità matematiche storie di dolore e di sofferenze; nascondono invece drammi e incertezze.

La speranza era dunque che le difficoltà incontrate, sia personali che collettive, materiali e relazionali, dessero una svolta all’andamento corrente della vita: purtroppo non è così.
Alcuni segnali fanno prevedere il peggio: la corsa incontrollata alle vacanze e al consumo; l’avversione dei no-vax; l’aggressività dei minorenni; l’esplosione di gioia per eventi relativi, come gli Europei di calcio; l’attesa di sussidi pubblici: tutti fenomeni che suggeriscono che la lezione non è entrata nella coscienza collettiva.
Chiedendosi il perché di tale reazione una risposta possibile può essere riassunta nella fragilità. Una fragilità antropologica e sociale. L’identità della propria storia è incerta: poche idee fluttuanti e contraddittorie, in ricerca di beni e consumi nemmeno appaganti: un fumetto che varia da pagina a pagina. Il risultato è il soggetto adulto incerto, supponente, infantile, alla fin fine vuoto. Sono saltati i riferimenti civici, relazionali, politici e religiosi. Il vuoto si riverbera nelle istituzioni e nella vita sociale. L’economia produce sempre più disuguaglianze e intolleranze, dettate da paure, senza proposte.

Lo specchio di tale condizione è suggerito dai minorenni: li chiamano millennais, potrebbe essere chiamati, in italiano, cuccioli: giocano e giocano su tutto con tutti. Senza logica e senza continuità; teneri e aggressivi, solitari e compagnoni, con una tenuta dell’attenzione scarsa. In compenso frequentano la rete. Nessuno sa, eccetto il piccolo gruppo a cui appartengono, che cosa cercano e con chi trascorrono il tempo.
La fragilità è evidente in economia: ognuno è alla ricerca della propria stabilità. Superata la fase ideologica del collettivismo, è ritornato il ristoro: dovuto ed esigito, nonostante gli scambi irregolari in nero e l’evasione fiscale insopportabili. Invocano il debito pubblico, non volendo capire che la semplice immissione di moneta non è saggia gestione del bene pubblico.

La politica è molto attenta agli umori che vengono e vanno. Poca razionalità, molta emozione, nessun progetto: slogan, frasi mozzicate, giorno dopo giorno, costretta a stare insieme perché non esiste un orientamento forte e sicuro.

Le relazioni sono sbrindellate: famiglie compromesse, relazioni affrettate, scarsa stabilità. La religione è opzionale; rimangono saldi l’inizio e la fine della vita; il miracolo delle nascita e il dolore della morte. Il reso della vita è autogestito. Le guide religiose sono come inebetite: non parlano o al massimo farfugliano. Invocano riti e messaggi come se nulla fosse cambiato, con linguaggi desueti e incomprensibili.

Chi aiuterà a superare la fragilità? Penserà la natura. Essa ha memoria e non ha misericordia. Come per l’inquinamento, costringerà le coscienze a correggere gli approcci e i comportamenti. In attesa il coraggio e la fantasia invocheranno una nuova fase.
I contorni non sono immaginabili: rimangono i problemi umani che sono sempre gli stessi. La salute, il benessere, il rispetto, la convivenza.
Saranno scoperte nuove verità; saranno trasformate alcune certezze. Si metterà freno alle esagerazioni. Che il futuro non assuma forme violente e delittuose dipenderà dall’intelligenza di oggi.
 

10/02/2022

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