Dalla Rubrica Uni . versi: “Il viaggio”

Dalla Rubrica Uni . versi: “Il viaggio”

Di M., 17 anni – Comunità Educativa “La Navicella”.

“Sono cresciuto in Somalia. Nel mio Paese c’è la guerra. Andavo a scuola ad imparare il Corano. Vedevo i bambini rapiti diventare dei soldati. Vedevo le persone cadere per strada, colpite da una pallottola in testa sparata da chissà chi. Vedevo le case violate e le famiglie derubate, senza potersi difendere. Un giorno ho deciso di partire, perché volevo salvarmi la vita. Insieme ad un gruppo di amici attraverso la pancia dell’Africa, la fame, la pelle che si stacca sotto il sole, il deserto e le botte. Per mesi nella dolorosa attesa di quei soldi che mi avrebbero permesso di continuare il cammino.

In Libia, davanti al mare, c’eravamo tutti. Siamo saliti sulla barca. La traversata non ha un tempo preciso, quattro o cinque giorni, fino a che qualcuno non avvista e ci salva.
Non so cosa sia la pace. Non l’ho mai vista. Ma ho visto il mare. È un mondo che si muove, non c’è niente che lo blocca. Sali e scendi. Tutti hanno paura, gridano, ma restano fermi per non sbilanciare la barca. C’è chi ti vomita addosso.

Nel primo tentativo di traversata, la nostra barca si è spaccata. Hanno iniziato a buttare in acqua benzina, per non farci affondare, e ci hanno fatto tornare indietro.

La notte l’acqua non è mai buona, le onde sono alte un sacco di metri. La barca salta, l’acqua ti viene addosso. Buio. Un bambino è caduto in acqua, aveva pochi mesi. Non siamo riusciti a capire dove era finito.

Quando compare il profilo dell’orizzonte, non hai neanche più la forza di guardare, non riesci a credere di avercela fatta.

Per me l’Italia è la via che conduce alla salvezza. La speranza mi fa tremare le gambe. Ma non ho più paura di essere vivo”.

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10/06/2016

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