Dalla rubrica Uni . versi: 'Lettera ad una professoressa'

Dalla rubrica Uni . versi: 'Lettera ad una professoressa'

Di Don Lorenzo Milani, 1967.

“Dopo l’istituzione della scuola media a Vicchio arrivarono a Barbiana anche i ragazzi di paese. Tutti bocciati naturalmente. 
Apparentemente il problema della timidezza per loro non esisteva. Ma erano contorti in altre cose. 
Per esempio consideravano il gioco e le vacanze un diritto, la scuola un sacrificio. Non avevano mai sentito dire che a scuola si va per imparare e che andarci è un privilegio. 
Il maestro per loro era dall’altra parte della barricata e conveniva ingannarlo. 
Voi li volevate tenere fermi alla ricerca della perfezione. Una perfezione che è assurda perché il ragazzo sente le stesse cose fino alla noia e intanto cresce. 
Gianni non sapeva mettere l’acca al verbo avere. Ma del mondo dei grandi sapeva tante cose. Del lavoro, delle famiglie, della vita del paese. 
Qualche sera andava col babbo alla sezione comunista o alle sedute del Consiglio Comunale. 
Voi coi greci e coi romani gli avete fatto odiare tutta la storia. Noi sull’ultima guerra si teneva quattro ore senza
Gli avreste fatto un danno grave. Anche solo per leggere il giornale. 
Sandro in poco tempo s’appassionò a tutto. La mattina seguiva il programma di terza. Intanto prendeva nota delle cose che non sapeva e la sera frugava nei libri di seconda e di prima. A giugno il “cretino”; si presentò alla licenza e vi toccò passarlo. 
Gianni fu più difficile. Dalla vostra scuola era uscito analfabeta e con l’odio per i libri. 
Noi per lui si fecero acrobazie. Si riuscì a fargli amare non dico tutto, ma almeno qualche materia. Ci occorreva solo che lo riempiste di lodi e lo passaste in terza. Ci avremmo pensato noi a fargli amare anche il resto. 
Ma agli esami una professoressa gli disse:- perché vai a scuola privata? Lo vedi che non ti sai esprimere? 
Lo so anch’io che il Gianni non si sa esprimere. 
Battiamoci il petto tutti quanti. Ma prima voi che l’avete buttato fuori di scuola l'anno prima. 
Bella cura la vostra. 
Del resto bisognerebbe intendersi su cosa sia lingua corretta. Le lingue le creano i poveri e poi seguitano a rinnovarle all’infinito. I ricchi le cristallizzano per poter sfottere chi non parla come loro. O per bocciarlo. 
Voi dite che Pierino del dottore scrive bene. Per forza, parla come voi”.

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05/08/2016

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