Dalla rubrica Uni . versi: “Lettera aperta al Cancelliere del Reich Adolf Hitler”

Dalla rubrica Uni . versi: “Lettera aperta al Cancelliere del Reich Adolf Hitler”

Di Armin T.Wegner, 1933

“Signor Cancelliere del Reich!
Con la Sua comunicazione del 29 marzo di quest’anno il Governo ha decretato il bando delle attività commerciali di tutti i cittadini ebrei.
Scritte offensive, “Imbroglioni”, “Non comperare”, “Morte ai giudei”, “A Gerusalemme”, luccicavano sui vetri dei negozi, uomini con manganelli e pistole montavano la guardia davanti alle porte e per dieci ore la capitale è stata trasformata in teatro per il sollazzo delle masse.

Poi, contenti di questa beffarda punizione si tolse nuovamente il divieto e la città e le strade mostrarono il loro volto abituale. Ma quello che poi seguì non fu ancor peggio? Giudici, procuratori e medici vengono espulsi dai loro incarichi ben retribuiti, si chiudono le scuole ai loro figli e figlie, insegnanti di scuole superiori vengono cacciati dalle cattedre e mandati in congedo - una concessione che a nessuno può sembrare sospetta -, direttori di teatro, attori e cantanti vengono privati dei loro palcoscenici, agli editori di giornali si vietano le pubblicazioni, tutti i libri di poeti e scrittori ebrei vengono raccolti per condannare al silenzio i custodi dell'ordine morale, e si colpisce l'ebraismo, anziché nel commercio, proprio là dove sono i suoi valori più nobili per la comunità: nel pensiero.

Lei afferma, Signor Cancelliere del Reich, che il popolo tedesco è stato diffamato, che i suoi vicini lo accusano di azioni indegne che non ha compiuto; e tuttavia, errori e cattiva fama non hanno sempre preceduto onore e gloria?
Si, non ci hanno forse insegnato gli ebrei a sopportare come un onore la diffamazione?
Perché non è un caso se così tanti ebrei vivono sul suolo tedesco, è la conseguenza di un destino comune!
La giustizia è stata sempre un vanto per tutti i popoli, e se la Germania è diventata grande nel mondo, a ciò hanno contribuito anche gli ebrei. Non si sono forse mostrati grati in tutti i tempi per la protezione loro offerta?
Si ricorda che Albert Einstein è un ebreo tedesco, uno scienziato che ha sconvolto l’idea dello spazio, che come Copernico ha steso la sua mano oltre se stesso verso il Tutto e ci ha regalato una nuova immagine del mondo?
Si ricorda che Albert Ballin, un ebreo tedesco, è stato il creatore della più grande linea di navi verso Occidente, da dove partì la nave più grande del mondo verso la terra della libertà, mentre lui, Ballin, non riuscì a sopportare la vergogna che il suo adorato sovrano abbandonasse il suo Paese e perciò si uccise?
Si ricorda che Emil Rathenau, un ebreo tedesco, ha fatto diventare un’impresa mondiale la Società Generale per la Produzione di energia e luce in Paesi stranieri?
E che Haber, un ebreo tedesco, come un mago, con la sua bottiglia a pistone riuscì a ricavare l’azoto dall'aria?
Che Ehrlich, un ebreo tedesco e un medico saggio col suo medicamento ha scongiurato la sifilide, questa malattia strisciante nel nostro popolo? Anche quella ragazza sedicenne che ad Amsterdam ai Campionati del Mondo con la sua sciabola ha conquistato la vittoria per la Germania era una fanciulla ebrea, figlia di un procuratore, proprio uno di quei procuratori che si è in procinto di cacciare dalle nostre Corti.

Si ricorda di tutti quelli - ah, dovrei riempire fogli se volessi solo elencare i loro nomi - la cui intelligenza e il cui zelo hanno inciso per sempre nella nostra storia?
Quindi, Le domando, tutti questi uomini e donne hanno agito come ebrei o come tedeschi?
Scrittori e poeti hanno scritto una storia del pensiero tedesca o giudaica?
I loro attori hanno coltivato la lingua tedesca o una lingua straniera?
I loro grandi propugnatori di una nuova dottrina sociale sono stati profeti e ammonitori del popolo giudaico o del popolo tedesco quando hanno lanciato le loro esortazioni che per nostra disgrazia non abbiamo accolto?
Signor Cancelliere del Reich, non si tratta solo del destino dei nostri fratelli ebrei. Si tratta del destino della Germania!
In nome del popolo per il quale ho il diritto non meno che il dovere di parlare, così come qualsiasi altro che viene dal suo sangue, come tedesco a cui non è stato dato il dono della parola per rendersi complice col silenzio quando il suo cuore freme di sdegno, mi rivolgo a Lei: Fermate tutto questo!
L’ebraismo è sopravvissuto alla prigionia babilonese, alla schiavitù in Egitto, ai tribunali dell’Inquisizione spagnola, alle calamità delle Crociate e alle persecuzioni del milleseicento in Russia. Con la tenacità che ha permesso a questo popolo di diventare antico gli ebrei riusciranno a superare anche questo pericolo - ma la vergogna e la sciagura che a causa di ciò si abbatterà sulla Germania non saranno dimenticate per lungo tempo! Infatti, su chi cadrà un giorno lo stesso colpo che ora si vuole assestare agli ebrei se non su noi stessi?
Se gli ebrei hanno recepito la nostra natura, hanno accresciuto la nostra ricchezza, allora, se li si vuole distruggere, questa azione deve necessariamente portare alla distruzione di beni tedeschi. La storia ci insegna che popoli che hanno scacciato gli ebrei dai loro confini hanno poi sempre dovuto scontare questa azione cadendo vittime di disprezzo e di impoverimento.
In verità oggi non li si butta in strada come nei primi giorni, in pubblico si ostenta rispetto per la loro vita per rubare a loro in segreto e in modo ancor più penoso. Non so quante delle notizie che si sussurrano fra il popolo siano vere.
Interi quartieri della città vengono abbandonati al saccheggio, scritte divampano di notte sopra le case, autocarri ricoperti di gagliardetti con soldati che cantano percorrono urlanti le strade e tutti osservano con paura questa marea che minaccia di trascinare tutto con sé.
Al principio morale della giustizia subentra l’appartenenza a una specie, a un ceppo.
Ciò che fino ad ora valeva nella vita di un popolo nella suddivisione dei compiti non erano la fede o la stirpe ma la capacità di svolgere un lavoro. Lei stesso ha lodato lo spirito creativo come il bene più prezioso di un popolo, ha lodato i pensatori e gli inventori come le forze più nobili.
D’ora in poi anche l'inetto, la persona senza scrupoli, potrà dire a se stesso: solo perché io non sono ebreo posso ora assumere questo compito, il mio essere tedesco è sufficiente a ciò e forse dietro questo scudo potrò anche compiere impunito qualche cattiva azione. Nel momento in cui adulatori e persone servili solo per mettersi al servizio di un nuovo padrone si piegano ad una nuova dottrina a loro estranea, per la quale Lei e i Suoi amici hanno messo a rischio vita e nome, si rilasciano mandati di cattura del sangue, si offre agli umori di infime nature il cuore delle famiglie, si permette che vengano perseguitate se questo serve ad eliminare un fastidioso concorrente.

La distinzione tra male e bene è venuta meno, e così non è forse stata messa in discussione la stessa comunità di un popolo?
Lei mi risponderà che il sangue tedesco ci impedirebbe un agire in modo disonorevole - certamente origini e retaggio sono obblighi, ma ancor più lo è, a parer mio, quello di battersi “per” anziché “contro” l’ebreo -.
Signor Cancelliere del Reich, i popoli e gli uomini non si conoscono vicendevolmente, e questo è il male maggiore. I tedeschi si sono mai sforzati di prendere in considerazione qualcosa che hanno scansato come lebbra dalla loro giovinezza in avanti, un pregiudizio che ha colto perfino qualche ebreo che ha cominciato a vergognarsi delle sue meravigliose origini?
L’opinione delle masse può mutare facilmente nel suo contrario. Presto può succedere che esse condannino ciò che oggi promuovono impetuosamente. Anche se dovesse passare del tempo un giorno si avvicinerà l’ora della liberazione dei perseguitati, così come si avvicinerà la punizione del delinquente.
Ci si assicura che all’estero si sono completamente tranquillizzati.
Perché allora si continuano in silenzio queste persecuzioni? Non c’era un mezzo più semplice per far fronte alle calunnie sui nostri misfatti: non umiliare gli ebrei ma dare loro delle prove di amicizia? Qualsiasi cattiva fama non cesserebbe al più presto al cospetto di atti di discernimento e di amore, e la miglior conversione non è sempre quella della buona azione?
Signor Cancelliere del Reich, Le invio queste parole che sgorgano dal tormento di un cuore straziato, e non sono solo le mie, è la voce del destino che per mezzo della mia bocca La ammonisce: protegga la Germania proteggendo gli ebrei.
Non Si lasci fuorviare dagli uomini che lottano assieme a Lei! Lei è mal consigliato!
Interroghi la Sua coscienza come in quell'ora in cui tornando dalla guerra in mezzo a un mondo liberato cominciò da solo la via delle Sue battaglie.
È stata sempre una prerogativa dei grandi spiriti riconoscere un errore. Ci sono chiari segni di che cosa ha bisogno la moltitudine della gente.
Riporti i ripudiati nei loro uffici, i medici nei loro ospedali, i giudici nei tribunali, non chiuda più le scuole ai bambini, guarisca i cuori afflitti delle madri e tutto il popolo La ringrazierà.
Perché anche se la Germania potesse forse fare a meno degli ebrei, ciò di cui non può fare a meno è della sua virtù.
“C'è soltanto una vera fede” - grida il saggio Immanuel Kant dalla cripta della sua centenaria tomba – “anche se ci possono essere molte diverse confessioni”.
Segua questa dottrina che Le permetterà di comprendere anche quelli che Lei oggi combatte.
Che cosa sarebbe una Germania senza verità, senza bellezza e giustizia?
Invero se un giorno le città fossero ridotte in cumuli di macerie, le stirpi estinte, le voci della tolleranza per sempre ammutolite, le montagne della nostra patria svetterebbero ancora verso il cielo e le foreste perenni continuerebbero a stormire, ma non sarebbero più ripiene dell'aria della libertà e giustizia dei nostri padri. Con vergogna e disprezzo parlerebbero di stirpi che misero in gioco con leggerezza non soltanto la fortuna del Paese ma ne disonorarono per sempre la memoria.
Vogliamo dignità quando esigiamo giustizia.
La scongiuro! Difenda la nobiltà d'animo, la fierezza, la coscienza senza le quali noi non possiamo vivere, difenda la dignità del popolo tedesco!”.

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29/07/2016

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