I ragazzi bevono per sfida, per capire i propri limiti e le loro potenzialità

Brevi considerazioni sul progetto “Con o senza gradi?” nato dal desiderio di offrire ai ragazzi e alle ragazze delle scuole superiori informazioni, nozioni e spunti di riflessione sull’alcol in quanto sostanza di abuso.


Di seguito alcune considerazioni nate da un ciclo di incontri svolti all’interno di una scuola superiore (alcuni del quarto anno geometri e altri del quarto anno istituto alberghiero). Si tratta di adolescenti di un’età compresa tra i 17 e i 19 anni, che approcciano alle bevande alcoliche con inconsapevolezza, usandole per sopperire alle mancanze identitarie di personalità in crescita e alla ricerca.
Dalla nostra micro osservazione sono emerse delle realtà e dinamiche che inducono a riflettere: l’alcol viene utilizzato come elemento aggregativo, a rinforzare l'identità maschile nei rituali di approccio, conquista e performance. Per le ragazze sembra piuttosto assumere un ruolo “medicale”, silenziando le crisi esistenziali ed i vissuti di inadeguatezza relativi ai compiti sociali.
Abbiamo verificato che tra le attribuzioni di significato, infatti, vi erano proprio le credenze che l’alcool rendesse più forti, prestanti o allentasse la malinconia, grazie al potere enfatizzante e disinibente.
I ragazzi, dunque, bevono per sfida, per capire i propri limiti e le loro potenzialità. Bevono perché si sentono “invisibili” e per dire che ci sono, per essere considerati. E ancora, bevono per non disattendere le aspettative mondialistiche del digitale, assomigliando il più possibile ai loro avatar. Infine, dicono di bere molto per sentirsi grandi. In realtà sono identità in crescita, troppo sensibili alle critiche (alle quali reagiscono con aggressività) e disarmati nei confronti delle gratificazioni a cui rispondono con imbarazzo.

E’ possibile riascoltare il laboratorio radiofonico qui.
 

20/05/2015

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