Mutuo appoggio

Mutuo appoggio

"La vera risposta al nostro futuro è, insieme a tante altre, quella di dare la possibilità a tutte le persone che nascono di poter dare la soluzione. Ecco perché il modello vegetale è importante mentre la gerarchia è contro l’innovazione: la gerarchia riduce il numero delle soluzioni a quelle che possono essere pensate da un numero ridottissimo di persone".

Di Giuseppe Frangi

Per Stefano Mancuso, botanico e saggista, autore di tanti saggi divenuti beste seller, è questo il meraviglioso principio che regola la vita delle piante. È una formula di cui Mancuso è debitore con Pietr Alekseevic Kropotkin, biologo russo vissuto tra ‘800 e ‘900. Ed è una formula che la comunità umana dovrebbe tenere in conto. “La vita è soprattutto condivisione”, diceva Kropotkin.

Cosa significa concretamente “mutuo appoggio” nella realtà delle piante?
Quando si guarda un bosco, specie se è un bosco non piantato dall’uomo, dobbiamo pensare come ad un organismo unico, quindi non un raggruppamento di tanti individui-piante, ma una rete dove i singoli soggetti sono connessi gli uni con gli altri, anche a centinaia, attraverso le radici. È grazie a questa connessione che si attiva il “mutuo appoggio”: attraverso queste radici le piante si scambiano informazioni sullo stato dell’ambiente, e si scambiano nutrienti, acqua. Ci siamo mai chiesti come un piccolo seme, cadendo in una foresta, che spesso è un luogo buio, possa aver chance di sopravvivere? Sopravvive perché in quel momento sono gli alberi adulti che lo alimentano, attraverso le connessioni radicali. Si chiamano cure parentali. È straordinaria la capacità genitoriale delle piante. Che va ad aggiungersi alla capacità solidale che arriva in soccorso dei soggetti più deboli.

Non esiste conflitto tra le piante?
Siamo di fronte a una situazione completamente diversa rispetto al mondo animale, dove fin dal principio si scatena la lotta per sopravvivere a prezzo degli altri. Le piante invece hanno sviluppato un modo di sopravvivenza differente. Prendendo tutto ciò di cui hanno bisogno dalla luce del sole, non hanno necessità di sopraffare nessuno per vivere. Al contrario degli animali hanno la necessità di unirsi agli altri per esistere. Per questo la loro convivenza è all’insegna del “mutuo appoggio”, che non vale solo all’interno della comunità delle piante, ma anche con tutti gli altri esseri viventi. Le faccio qualche esempio: le piante hanno mutui appoggi con i batteri, con i funghi, con gli insetti, con gli animali superiori, anche con noi, ovviamente.

Nei suoi libri lei parla del mondo delle piante, perché gli uomini hanno da imparare dalle piante. È così?
Certamente è così. Le piante sono il soggetto del mio lavoro e in tutti questi anni, via via che approfondiamo le conoscenze su questi esseri che ci sembrano così passivi, molto diversi e inferiori a noi, ho potuto scoprire con forza sempre maggiore che le piante sono invece in grado di insegnarci moltissimo e questi vari piccoli insegnamenti ho pensato di strutturarli nei miei libri. È la nostra estrema presunzione che ci fa pensare di essere i padroni del mondo, ma noi siamo assolutamente ininfluenti e irrilevanti in termini di vita. Le piante vivono il pianeta da 500 milioni di anni mentre noi Sapiens siamo qui da 300mila anni.


Tra le cose da imparare c’è anche la superiorità del modello partecipato rispetto a quello gerarchico?
La vera risposta al nostro futuro è, insieme a tante altre, quella di dare la possibilità a tutte le persone che nascono di poter dare la soluzione. Ecco perché il modello vegetale è importante mentre la gerarchia è contro l’innovazione: la gerarchia riduce il numero delle soluzioni a quelle che possono essere pensate da un numero ridottissimo di persone. Nel 1992 la rivista Nature aveva pubblicato un lavoro strepitoso in cui si dimostrava che le decisioni prese in gruppo sono sempre migliori di quelle prese dal più esperto del gruppo. Questo è il sistema con il quale le piante prendono le decisioni: distribuito, non gerarchico, con un grandissimo vantaggio di essere creativo e di portare innovazione. Il nostro futuro dovrebbe essere affidato a un modello di tipo vegetale. Continuando ad utilizzare il nostro modello, che si basa sul movimento e sul consumo, e non sulla produzione, abbiamo portato al limite estremo l’idea stessa di animale. Ci stiamo mangiando il pianeta. Se vogliamo continuare come specie il nostro futuro, questo deve essere vegetale.

 

23/03/2022

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