Prendersi con filosofia, le crisi, la spiritualità e l’uomo nero. Intervista a Vito Mancuso

La paura è tanto più intensa perché l’uomo nero è l’uomo che viene decantato dalla Società dei consumi.

Vito Mancuso è un teologo italiano. E' stato docente di Teologia moderna e contemporanea presso la Facoltà di Filosofia dell’Università San Raffaele di Milano dal 2004 al 2011. I suoi scritti hanno suscitato notevole attenzione da parte del pubblico, in particolare L’anima e il suo destino (Raffaello Cortina, 2007), Io e Dio Una guida dei perplessi (Garzanti, 2011), Il principio passione La forza che ci spinge ad amare (Garzanti 2013), tre bestseller da oltre centomila copie con traduzioni in altre lingue e una poderosa rassegna stampa, radiofonica e televisiva. Il suo pensiero è oggetto di discussioni e polemiche per le posizioni non sempre allineate con le gerarchie ecclesiastiche, sia in campo etico sia in campo strettamente dogmatico. Dal 2009 è editorialista del quotidiano “la Repubblica”. Il suo ultimo libro è "Io Amo. Piccola filosofia dell'amore" (Garzanti Editore, settembre 2014). Da marzo 2013 è docente di "Storia delle dottrine Teologiche" presso l'Università degli Studi di Padova.

D: Dott. Mancuso Lei è sia teologo che filosofo, entrambe le questioni ci mettono davanti alla possibilità di una domanda molto attuale: in che consiste oggi la dimensione religiosa dell’essere umano?
R: In quello che consisteva nei secoli passati. Religione significa collegamento, relazione e quindi la dimensione religiosa dell’essere umano è quella dimensione che in alcuni esseri umani, in alcune persone, non in tutte, li porta a collegare la propria libertà al senso ultimo del mondo. Questa è la religione. E’ quando uno sente di avere la possibilità di collegare la propria solitudine e cioè la propria interiorità, il luogo in cui “consiste” in quanto persona, in una logica più ampia. Questo collegamento è la religione, e in questo consiste il viverla.


D: Sono passaggi critici quelli che stiamo attraversando. La crisi economica ci ha assorbito e rende il futuro senza scenari certi ne prospettive. Cosa significa rispondere alla crisi (etica, morale, economica, relazionale) con filosofia.
R: Il nostro tempo in occidente e certamente in preda a una crisi economia - finanziaria questo lo vediamo. Ma sotto c’è una crisi etica e questo lo vediamo con la corruzione che pervade il tessuto sociale e politico. Naturalmente la crisi dell’etica rimanda a una crisi spirituale delle persone che come dire si fanno corrompere perché non riescono a concepire nessun valore più importante del proprio ego e del proprio tornaconto. Quindi la filosofia che cosa deve fare? - La filosofia e più in generale la spiritualità, deve far si che gli esseri umani vengano abitati da una modalità di concepire se stessi non all’insegna dell’ego, ma all’insegna del noi e della relazione. Se si fa questo passaggio si costruisce un fondamento sulla quale si potrà edificare una nuova etica e su questa nuova etica si potrà costruire una nuova politica, e da qui anche una nuova economia e probabilmente a poco a poco da questa crisi, da questo gorgo, ne dovremmo cominciare a uscire.


D: Quando è perché ha deciso che avrebbe preso la vita con “filosofia” e come è cambiata in lei, in seguito a questa scelta filosofica, la percezione del mondo che la circonda?
R: Probabilmente ci si scopre strani, un po’ diversi sin da bambini. Io ero uno a cui piaceva molto il giocare nella dimensione comunitaria e al contempo sentivo il bisogno della solitudine, il bisogno di quel clima di malinconia che ti porta a pensare. Perché il pensare, si può generare solamente se c’è un clima di malinconia rispetto alla vita. Di amore certo, ma al contempo di distacco perché è grazie al distacco che si riesce a vedere anche l’imperfezione della vita. Il pensiero nasce dall’ambivalenza fra queste due cose. Occorre avere amore, avere amore per la vita e occorre avere anche la capacità di capire che la vita non è tale da compiere tutte le promesse che fa. Non le mantiene tutte e da qui nasce il desiderio di altri orizzonti. Questa cosa l’ho sempre percepita dentro di me e poi via via si è prima approfondita come prosecuzione, diciamo così, della dimensione religiosa e adesso oltre la dimensione religiosa, sento che devo affrontare altre tematiche, difatti il mio ultimo libro sull’amore è più un trattato di filosofia che di teologia.

D: Dott. Mancuso, la Cooperativa ogni anno con il “pretesto” dell’Ama Festival indaga attraverso il mezzo culturale, la natura umana, le relazioni, il mondo circostante e di riflesso il proprio lavoro, le responsabilità terapeutiche e la vita di tutti i giorni. Quest’anno il motivo d’indagine è l'Uomo Nero. Cos’è l’uomo nero?
R: L’uomo Nero è l’uomo incapace di luce, è un buco nero che attrae a sé tutte le cose. Un buco nero che cos’è? - E’ quell’attrazione verso di sé che porta a far scomparire tutto, persino la luce. L’uomo nero è l’uomo egoico che conosce solamente il proprio ego, solamente la propria concupiscenza, la propria volontà di sé e che non capisce che invece il suo essere tanto più si espanderà quanto più sarà capace di relazioni. La paura è tanto più intensa perché l’uomo nero è l’uomo che viene decantato dalla Società dei consumi, dalla fiction, dagli spot ed è contro questo che dobbiamo combattere.
 

31/03/2015

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